Il Fisco regolarizza la prostituzione
Dal 1° aprile è entrato in piena operatività il nuovo elenco dei Codici ATECO 2025, approvato a inizio anno e già al centro di vivaci dibattiti. Tra le voci più discusse c’è sicuramente il codice 96.99.92, denominato “Servizi di incontro ed eventi simili”, che ha sollevato numerose riflessioni in ambito giuridico, fiscale e sociale.
Cosa prevede il nuovo codice
Il codice ATECO 96.99.92 comprende una serie di attività legate alla vita sociale e all’interazione tra persone, tra cui:
Una delle principali novità è l’esplicito riferimento all’offerta di servizi sessuali, una tematica da sempre in una “zona grigia” normativa. Sebbene la prostituzione in sé non sia illegale in Italia — purché esercitata volontariamente da persone adulte e consapevoli — lo sono invece lo sfruttamento, il favoreggiamento e l’organizzazione coatta di tale attività.
Il nodo fiscale: come tassare l’attività
La novità normativa intende sciogliere un nodo delicato: come inquadrare fiscalmente l’attività di prostituzione. Già in passato, alcune sentenze della Cassazione (tra cui la n. 10578/2011) avevano stabilito che i guadagni derivanti dalla prostituzione sono tassabili se l’attività è esercitata in modo professionale e continuativo. In questi casi, si applicano le regole fiscali previste per qualsiasi altro libero professionista, comprese IVA e imposte sul reddito (art. 5 del DPR 633/72; Cass. n. 22413/2016, n. 15596/2016, n. 18030/2013).
Se invece l’attività viene svolta in maniera occasionale, i proventi rientrano tra i redditi diversi (art. 67, comma 1, lettera l del TUIR), soggetti a tassazione ma non a IVA.
Questa distinzione apre la porta a una possibile "emersione fiscale" delle prestazioni sessuali consensuali: chi esercita regolarmente potrebbe aprire una partita IVA con il nuovo codice ATECO e regolarizzare la propria posizione.
Ma quante lo faranno davvero?
La domanda sorge spontanea: quante escort sceglieranno davvero di mettersi in regola con il Fisco? Il tema resta delicato, anche perché il nuovo codice sembra entrare in conflitto con una proposta di legge presentata lo scorso febbraio.
Il DDL di febbraio 2025: verso una nuova stretta
Il disegno di legge “Disposizioni in materia di contrasto alla prostituzione” mira a inasprire le sanzioni legate al contesto della prostituzione, pur non criminalizzando direttamente chi la esercita. Il focus è sul contrasto a ogni forma di sfruttamento, reclutamento e favoreggiamento.
In particolare, la proposta prevede:
In sostanza, mentre il nuovo codice ATECO tenta di portare alla luce e fiscalizzare un’attività esistente, il DDL di febbraio spinge in direzione opposta, mirando a limitare fortemente l’intero ecosistema che ruota intorno alla prostituzione, anche nei suoi aspetti più tecnologici e moderni.
Due visioni a confronto
Ci troviamo quindi davanti a due visioni apparentemente contrastanti: da un lato, una spinta alla regolamentazione fiscale, dall’altro, un inasprimento legislativo che punta a colpire chi agevola, anche indirettamente, il commercio del sesso.
Il dibattito è tutt’altro che chiuso, e le prossime mosse legislative chiariranno se l’Italia intende imboccare la strada della regolamentazione (sul modello tedesco o olandese) o se, al contrario, vorrà rafforzare il modello abolizionista della Legge Merlin, aggiornandolo alle sfide dell’era digitale.
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